lunedì 16 febbraio 2015

Aggiornamento di ottobre 2014

Il villaggio di Stepancikovo – F. Dostoevskij

Leggendo questo libro il lettore ha la costante sensazione, come Sergej Aleksandrovic, la voce narrante, di esser finito in un manicomio. A Stepancikovo tutto va, infatti, al rovescio di come dovrebbe, tanto che a far da padrone di casa è un buffone e non il padrone stesso, ma anche il resto degli abitanti non scherza in quanto a stravaganze. Una zitella sventata, un paio di improbabili corteggiatori, un servo alla disperata ricerca di un cognome accettabile, una vecchia il cui merito più grande è quello di essere una generalessa ed un cerchio di dame la cui unica funzione è quella di essere inopportune, questi sono una parte degli strampalati abitanti di questa casa. Ma su tutti dominano due figure antitetiche: il padrone di casa Egor Il’ic Rostanev, il cui unico grosso difetto è quello di essere troppo buono, al punto di sentirsi sempre in colpa per qualcosa, e responsabile per gli sbagli altrui; e Foma Fomic, il buffone, l’uomo borioso, che senza alcun merito o qualità inaspettatamente riesce a tenere in soggezione tutti.
L’intento di Dostoevskij è quello di rappresentare alcuni “caratteri” russi, mettendone in evidenza i pregi, difetti e le bassezze, ma a differenza di altri autori per far questo non usa i caratteri pungenti della satira, quanto piuttosto quelli leggeri ed esilaranti della commedia, per cui il lettore invece di abbandonarsi a dei sorrisi agro-dolci si abbandona a delle risate piene. Credo che nessun romanzo m’abbia mai fatto odiare un personaggio come “il villaggio” è riuscito a fare con Foma Fomic. La maestria di Dostoevsky è evidente … il finale non mi è piaciuto.

Commento di Lucia Morasachini componente gdl

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