martedì 21 giugno 2016

Aggiornamento di dicembre 2015

"Non dire Io quest'acqua non la berrò mai: potresti ritrovarti nella vasca senza sapere nemmeno come ci sei arrivata'"

Il romanzo è ambientato in Sardegna negli anni Cinquanta. In un piccolo paesino dell'entroterra vive Maria che, ultima di quattro figlie, viene adottata come "fill'e anima" da Bonaria Urrai. È così che l'invisibile ed indesiderata bambina scopre quanto è bello essere finalmente presa in considerazione e amata. Crescendo però Maria si renderà conto che Tzia Bonaria non è una semplice sarta, ma l'Accabadora del paese. La Murgia, qui, sfida , come fece la Deledda a suo tempo, il silenzio dell'isola, e racconta con una ruvida dolcezza un mondo antico nel quale le relazioni, i conflitti, il dolore, la gioia, si riassumono in questa figura segreta e conosciuta, appunto, l'Accabadora.
Accabadora=quella che finisce.....riferito all'ultimo passo della nostra vita...(ultima madre).
La storia viene raccontata con dovizia di particolari e una quantità di immagini realistiche e chiare per delineare al meglio le situazioni presenti nel romanzo. Una Sardegna in bilico tra innovazione e tradizione, un paesino dell'entroterra i cui muri a secco solo le frontiere, quasi naturali, tra un terreno e l'altro. La narrazione è molto scorrevole, sebbene l'argomento trattato non sia tra i più leggeri e freschi, l’autrice lo affronta in modo velato e lascia trapelare solo il necessario. Un romanzo che permette di conoscere aspetti culturali di una terra a noi vicina ma sconosciuta.
Commento di Lucia Moraschini componente gruppo gdl

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