mercoledì 9 aprile 2014

Aggiornamento di gennaio 2014

Mercoledì 29/1/2014
Un albero cresce a Brooklin di Betty Smith


«"Mio Dio, concedimi di essere qualcosa in ogni istante della mia vita. Fammi essere felice o triste; fa che io abbia caldo o freddo; che abbia poco o troppo da mangiare; che sia vestita elegantemente o con degli stracci, affidabile o bugiarda,... Ma concedimi di essere sempre qualcosa in ogni istante. E concedimi pure di sognare quando dormo, in modo che non vi sia un solo momento della mia vita che vada perduto".
La figura di Francie Nolan è coinvolgente:  prima bambina, poi ragazza ed infine donna  ti fa scoprire  un mondo pieno di speranza quando nella sua realtà la speranza di una vita migliore sembrava non esserci. L’autrice ha creato dei personaggi, con una forte dignità e  nonostante le loro grandi difficoltà di sopravvivenza  non sono dei perdenti e non portano alla compassione.
Mette in evidenza la grande forza e capacità delle donne  che da sempre combattono  per una vita migliore. In contrapposizione,  i personaggi maschili ne escono un po' malconci, gli uomini sono quasi sempre tratteggiati come figure deboli e schiacciate dalla vita o talvolta vili e meschini.
Si può dire che è una sorta di esaltazione della figura femminile.
Molto suggestive le descrizioni della Brooklyn di inizio secolo, con tutto il carico di difficoltà, miseria, analfabetismo, fame e disperazione che quotidianamente assillava migliaia di persone che cercavano di arrabattarsi, fosse anche per tirare avanti un giorno in più: in tal senso, il romanzo acquista un respiro davvero epico.
Molto apprezzabile anche che ci venga trasmessa l’importanza dell’istruzione come panacea per affrancarsi dalla propria condizione di inferiorità: il famelico modo di consumare libri che Francie acquisisce da quando conquista la capacità di leggere la eleva effettivamente dalla imperante ignoranza, isolandola altresì per la medesima ragione.
Libro che non ha mai cadute di tono, è sempre scorrevole, e mantiene vivo l’interesse del lettore Credo che questo libro dovrebbe essere adottato nelle scuole e lo farei leggere anche  agli adulti affinchè possano ricordare e capire che ai giorni nostri  il consumismo ha rovinato la società fino in fondo.
L'atmosfera che si respira ricorda da vicino quella dei romanzi di Steinbeck anche se l'autrice focalizza la sua attenzione sulle dinamiche relazionali di un ristretto numero di persone.
Un altro tema centrale è la consapevolezza che povertà e miseria non sono necessariamente una molla di crescita interiore. L'indigenza non migliora nessuno: poveri e ricchi hanno identici pregi e difetti, la differenza la fa ancora una volta l'individuo, non il suo status. Questo pensiero si accompagna ad una pesante sfiducia nei confronti della politica come strumento per un miglioramento delle condizioni di vita delle classi più povere. Il principio stesso della rappresentanza appare svuotato di ogni significato: "Sono quarant'anni che voto per loro" disse lo sconosciuto [a Francie] "e sempre il candidato era Mattie Mahony. Forse le persone erano diverse, ma il nome era sempre Mattie Mahony. No, veramente non so dirti chi sia."
 Lo sguardo è obiettivo ma sempre denso  di un caldo senso di umanità che abbraccia tutti i personaggi, anche quelli più ottusi, come l'insegnante di Francie, frivola e frustrata, che non comprende l'urgenza emotiva che spinge la ragazza a scrivere storie di povertà e disillusione.
Situazioni e stati d'animo sono tratteggiati con acuta delicatezza mentre lo stile è curato ma non ricercato, leggero ma non dimesso e serve egregiamente al suo scopo principale, quello di infondere al lettore speranza  e si può affermare che è principalmente uno stupendo inno alla felicità intesa come libera realizzazione delle proprie aspirazioni.


COMMENTO DI LUCIA  COMPONENTE GDL

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